Educazione

Educazione – la base per la vita. Educazioni diverse. Dare un orientamento. Castighi. Punizioni fisiche. Difficoltà educative.

Educazione – la base per la vita
L’educazione è molto più che stabilire regole. Per avere delle buone fondamenta per la vita, un bambino ha bisogno di vicinanza e contatto fisico, conforto e sicurezza, affetto e dialogo, un ambiente stimolante, il riconoscimento della sua unicità, fiducia nelle sue capacità e orientamento. L’insieme di tutto ciò si traduce in educazione.

Educazioni diverse
I bambini sono educati diversamente a dipendenza del tempo, della cultura, della religione o dalla realtà sociale. Nell’ultimo secolo sono cambiate molte cose. Per diverso tempo l’educazione si è focalizzata sul fatto che i bambini dovessero inserirsi in gruppi sociali esistenti e obbedire alle loro regole. Dovevano al più presto rivestire un ruolo prestabilito e adempierne i doveri. Oggi si dà importanza al fatto che i bambini siano sostenuti nello sviluppo delle loro capacità individuali. Si ritiene che l’educazione avvenga all’interno di una relazione emozionale, dalla quale, inoltre, dipende. In tale contesto è anche richiesto che il bambino apporti il suo punto di vista e che i genitori gli trasmettano il giusto orientamento, le «barriere di sicurezza». Visioni diverse, riguardo alla definizione di orientamento, portano a discussioni tra gli esperti e i genitori, che a volte possono risultare proficue oppure conflittuali. È sorprendente la quantità di consigli educativi discordanti, metodi e regole che circolano. Che sia questa la dimostrazione che il cambiamento appena sollevato non è ancora avvenuto completamente?

Punizioni fisiche
Gli studi dimostrano che, anche in Svizzera, ci sono bambini – soprattutto bambini piccoli – che vengono picchiati, scossi, spinti, pizzicati o tirati per i capelli. La violenza sui bambini è proibita in Svizzera – come lo è (addirittura più esplicitamente) anche in molti altri paesi. È importante sapere che picchiare i bambini ha soltanto conseguenze negative per quanto riguarda l’educazione: il rapporto tra la persona che picchia e il bambino viene disturbato in maniera duratura; il bambino impara che la violenza può essere utilizzata per risolvere i conflitti; il bambino non impara nessun’altra strategia per la risoluzione dei conflitti; è più difficile interagire con bambini che sono stati picchiati; hanno maggiori problemi fisici e psichici o difficoltà a scuola e, infine, anche la loro autostima ne risente e il loro coraggio viene progressivamente a mancare. Picchiare i bambini non ha alcun senso. Può succedere che, in un momento di stress, «scappi la mano» a una mamma o a un papà. È importante la reazione che ne consegue. I genitori possono scusarsi, esaminare la situazione insieme al figlio e cercare di capire cosa abbia generato un aumento di tensione e definire, assieme, uno svolgimento dei fatti alternativo per una prossima volta.

Dare un orientamento
I bambini sono il nostro futuro – dobbiamo dunque gestirli con delicatezza!  I bambini sono cooperativi, i bambini sono competenti. Hanno l’impulso di svilupparsi e di formarsi. In questo processo sono, fin dall’inizio, in stretto rapporto con la loro persona di riferimento. Buona parte dell’educazione consiste semplicemente nel non disturbare i bambini durante il loro processo di sviluppo e dargli buone possibilità di crescita. Bambini cui è concesso di contribuire alla pianificazione della quotidianità, che possono soddisfare i loro diversi bisogni di movimento, stimolo e calma, hanno, in linea di principio, le basi per svilupparsi bene. Genitori che hanno un’ampia esperienza e sono in grado di prevedere le conseguenze di determinate azioni, hanno molte conoscenze riguardo alle opportunità e ai pericoli. Per questo motivo, i genitori osservano con attenzione i processi del bambino e gli danno l’orientamento necessario. Regolano la tempistica della vita quotidiana, sostengono il bambino in situazioni difficili e intervengono in caso di pericolo. Impongono regole e difendono posizioni. Se trasmettono stabilità, essendo allo stesso tempo flessibili, offrono al bambino un contesto proficuo. Il famoso pediatra Largo descrive la sfida educativa nel seguente modo: «comprendere correttamente il bambino e trovare le giuste misure per gestirlo».

Castighi
I bambini che non si comportano secondo i desideri e le aspettative sono sempre una sfida per i genitori. Come insegnare al proprio figlio che non può tirare la pala in testa al figlio dei vicini? I castighi sono mezzi per educare i bambini verso un comportamento migliore. Tanti castighi, però, non raggiungono questo scopo – perché? I castighi possono essere descritti come misure o comportamenti che devono mostrare al bambino in maniera sgradevole e chiara che non potrà più assumere taluni comportamenti in futuro. I castighi includono una certa durezza e una svalutazione del bambino. Solitamente fungono anche come contenimento della rabbia degli adulti. Nel momento in cui definiscono un castigo, gli adulti sono spesso arrabbiati, urlano o sono duri nei confronti del bambino. Oggi si sa che i castighi, nel migliore delle ipotesi, portano il bambino a volerli evitare in futuro. Non portano al fatto che il bambino, ad esempio, non picchi più. Dato che i castighi suscitano forti emozioni nel bambino, spesso si sviluppano delle resistenze (interne o esterne). Questo rende più difficile l’interazione con lui, il rapporto è disturbato. Avrebbe molto più senso mostrare al bambino che esistono comportamenti migliori. Il bambino, in base al suo sviluppo, deve essere in g rado di far fronte a questi atteggiamenti. Al bambino deve essere concesso abbastanza tempo e spazio per esercitare un comportamento «migliore». A volte necessita anche di un sostegno diretto. Rimediare a brutti comportamenti ne fa parte. Questo può essere fatto chiedendo scusa o ponendo rimedio al danno causato. Spesso sono i genitori che devono gestire le situazioni future in maniera che il comportamento indesiderato non possa più avvenire. Eventualmente, in riferimento all’esempio sopracitato, il bambino deve consegnare la pala per un determinato periodo. Il bambino deve sempre percepire che gli ordini sono una conseguenza «naturale» al suo comportamento. Non si tratta di fargli sentire la rabbia degli adulti o di imporre qualcosa che gli faccia «male». Per questo motivo gli esperti parlano più volentieri di «conseguenze» che di «castighi».

Difficoltà educative
È normale incontrare delle difficoltà nell’educazione, educare è un lavoro faticoso. Bisogna contemporaneamente essere delicati e chiari, attenti e affettuosi. Le difficoltà personali non devono essere scaricate sul bambino. Dove ci sono rapporti, si scontrano anche bisogni diversi. Inoltre, bisogna aspettarsi difficoltà educative, perché lo sviluppo del bambino comprende anche delle crisi. Il modo di educare deve essere adattato di continuo, così da stare al passo con il bambino. Le difficoltà si risolvono al meglio se i genitori prendono una certa distanza e riflettono attentamente alla situazione. Quali sono le mie richieste? Quali sono le richieste del bambino? Cosa non funziona? Queste sono domande che l’educatore stesso si pone, ma che possono venire discusse con il piccolo. Spesso i bambini – ma anche gli adulti – si sentono alleggeriti se le difficoltà sono discusse in un ambiente calmo. In questo processo devono essere certi del fatto che la loro opinione sia ascoltata e accettata. Eventualmente, gli educatori hanno anche bisogno dell’opinione di una persona esterna. Questa può essere il partner, un’amica o una persona di competenza in questo campo. A volte è utile sapere che l’educazione richiede molta pazienza e un gran senso dell’umorismo per superare le fasi difficili con il bambino.

Bibliografia
La bibliografia può essere consultata sul sito web in lingua tedesca e una bibliografia per la versione in italiano è in fase di elaborazione.