Diritti dei bambini
Che cosa sono i diritti dei bambini? Bambini come soggetti autonomi. La partecipazione è un diritto dei bambini. Ascoltare – implicare i bambini. Chi decide?
Alla fine del 20o secolo l’ONU ha assunto il compito di formular e, accanto ai diritti fondamentali dell’uomo, i diritti specifici dei bambini. La convenzione ONU dei diritti dei bambini del 1989 è stata firmata da 190 paesi, Svizzera compresa. Gli stati s’impegnano a garantire la vita, la dignità, la formazione e la protezione dei bambini. La Convenzione vale per circa due miliardi di bambini in tutto il mondo, indipendentemente dal sesso, dal colore della pelle e dall’origine sociale. Alcuni articoli sono volutamente formulati in modo generale affinché possano essere adattati alla realtà dei singoli paesi. I diritti dei bambini concernono diversi aspetti della vita quotidiana. Accanto al diritto alla vita e a lla protezione vengono formulati in modo esplicito il diritto alla formazione, al gioco e la proibizione dello sfruttamento del lavoro minorile.
Bambini come soggetti autonomi – uno sguardo storico
Fino a buona parte del 20o secolo in occidente i bambini venivano esclusivamente considerati come piccoli esseri bisognosi di protezione, di guida e di assistenza. Giuridicamente i bambini venivano rappresentati dai loro genitori o da un tutore. Loro stessi non avevano nessun diritto. I genitori e il personale educativo avevano un «diritto di punizione» se il bambino non ubbidiva. Il bambino poteva perciò esser percosso se non rispondeva alle attese e alle disposizioni degli adulti. Nel secolo scorso si fece strada la concezione che i bambini non sono adulti incompiuti, bensì giovani persone a pieno titolo. I bambini stanno ancora crescendo, cambiano velocemente e necessitano della protezione e del sostegno, ma hanno propri bisogni e opinioni diverse da quelle degli adulti. Inoltre si riconobbe che, come tutte le persone, anche i bambini devono godere del rispetto della loro dignità. Così lentamente s’impose il concetto, da tempo dimostrato da studi scientifici, che percosse e umiliazioni sono negative per lo sviluppo del bambino e che solo un’educazione senza violenza rispetta la sua dignità. Tutto questo portò alla convinzione che i bambini dovessero godere, oltre ai diritti generali, di diritti specifici.
La partecipazione è un diritto dei bambini
I diritti del bambino formulati dall’ONU di basano su tre pilas tri: protezione, promozione e partecipazione. In particolare il diritto alla partecipazione impone qualche riflessione sull’attuale realtà svizzera. Con il diritto alla partecipazione s’intende che il bambino nelle decisioni importanti che lo concernono non solo sia informato ma possa esprimere la sua opinione. Si vuole così garantire che i bambini possano partecipare alla realizzazione della loro vita. Concretamente significa che un bambino debba essere ascoltato su decisioni importanti come un divorzio o la scelta della scuola. Bisogna anche garantire c he si tenga in giusto conto la sua opinione nella decisione che lo concerne.
Ascoltare – implicare i bambini
Il diritto alla partecipazione che vantaggi porta al bambino? Da un punto di vista della psicologia dello sviluppo, in termini generali si può dire che la partecipazione rafforza il bambino, mentre la mancanza di potere decisionale lo indebolisce. Un bambino si sente preso sul serio quando viene informato sulle decisioni più importanti e si rende conto che i suoi stati d’animo e le sue opinioni sono tenute in considerazione. Ma per vivere questa realtà è necessario che la sua partecipazione non si limiti a quanto prescritto dalla legge. Il bambino deve vivere l’esperienza della partecipazione nella vita di tutti i giorni, all’asilo nido, in classe. Deve sentire che gli adulti sono interessati a conoscere come la pensa e come si sente. Deve percepire concretamente che ha voce in capitolo sulle decisioni che lo concernono. Si può trattare del colore dello spazzolino da denti fino alla s celta di chi si occupa di lui in assenza dei genitori. Se un bambino ha la possibilità di partecipare alla realizzazione della sua vita si rende conto della sua forza. Questo ha un effetto positivo sulla sua salute e sulla sua resistenza alle difficoltà. Studi dimostrano che i bambini possono superare meglio le difficoltà e resistere ai conflitti, se si sentono implicati e partecipi. Partecipare alle decisioni rende anche più facile la vita in comune. Bambini ben implicati lavorano con più motivazione e risultano più contenti, mentre bambini posti di fronte a fatti compiuti reagiscono con opposizioni o chiusure, che possono provocare sgridate o punizioni da parte dell’adulto. Invece di una gestione concordata della vita in comune sorgono problemi educativi.
Chi decide?
I bambini piccoli sono già in grado di farsi un’opinione sulle situazioni che li concernono. Se vengono interrogati sviluppano spesso ottime idee per la vita di famiglia. Offrono proposte per la soluzione di conflitti o per la vita in comune. Questo po tenziale può e deve essere utilizzato. Sarebbe però assolutamente sbagliato se ai bambini venisse delegata tutta la responsabilità della decisione. La responsabilità principale compete sempre agli adulti. Il bambino esprime la sua opinione, l’adulto la valuta e decide. È importante che i bambini siano in chiaro su questo punto. Inoltre gli adulti devono tenere conto dell’età del bambino, in modo da stabilire i limiti e definire i modi della sua partecipazione.
Bibliografia
La bibliografia può essere consultata sul sito web in lingua tedesca e una bibliografia per la versione in italiano è in fase di elaborazione.